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Tempi di Reazione
Test di valutazione dell'ELABORAZIONE DELLE INFORMAZIONI

Il test dei tempi di reazione è utilizzato per misurare la velocità dei processi di informazione e capire la natura dei deficit attenzionali associati. La diminuizione della velocità dei processi di informazione spesso è un indice di deficit attenzionali. I tempi di reazione semplici, sono frequentemente lenti in soggetti con disordini cerebrali o lesioni; la lentezza aumenta sproporzionatamente con l’incremento della complessità del compito.
Il test sui tempi di reazione pu" essere più sensibile alla demenza che altri tests usuali utilizzati in ampie batterie neuropsicologiche (Teng, Chui, e Saperia, 1990). Anche i pazienti depressi tendono ad avere tempi di reazione lenti.
La tecnica dei tempi di reazione (T.R.) è stata senza dubbio la tecnica più usata nelle ricerche di psicologia sperimentale e neuropsicologia negli ultimi decenni. Si basa sulla misurazione dell’intervallo di tempo che intercorre tra la presentazione di uno stimolo (visivo, uditivo, tattile) e l’esecuzione di una risposta (generalmente la pressione di un pulsante apposito con un dito di una mano). La tecnica dei tempi di reazione è stata applicata con riferimento a metodi diversi:
1. metodo sottrattivo. Si determinano le differenze nei tempi di elaborazione dell’informazione in relazione alla complessità dell’informazione stessa e alle richieste del compito sperimentale. Il tempo impiegato per rispondere alla comparsa di uno stimolo (condizione del “tempo di reazione semplice”) è minore del tempo necessario per rispondere nella condizione in cui si deve rispondere ad un particolare stimolo, ad esempio un flash di luce molto intenso, e non ad un altro, un flash di luce meno intenso (“tempo di reazione di scelta”). La differenza tra il tempo di reazione di scelta e il tempo di reazione semplice (metodo della sottrazione) indica il tempo richiesto dall’aumento di complessità di elaborazione dell’informazione passando da un semplice processo di “detenzione” (detection) dello stimolo a un processo relativamente più complesso di discriminazione tra i due stimoli;
2. metodo additivo. Si manipolano due o più fattori o variabili indipendenti e si possono misurare una variabile dipendente (tempo di reazione) o più variabili dipendenti (ad es. nelle ricerche psicofisiologiche si possono misurare sia T.R. che le variazioni di indici elettrofisiologici). Col metodo additivo si possono mettere in evidenza le interazioni tra variabili indipendenti. Ad esempio, nelle ricerche sulla specializzazione emisferica per materiale visivo, si possono avere almeno tre fattori: tipo di stimoli, emicampo di stimolazione e mano per l’esecuzione della risposta. Mediante un disegno sperimentale del genere, si possono fare delle ipotesi additive o interattive sull’effetto che i fattori hanno sui T.R. e quindi sul tempo necessario per l’elaborazione dell’informazione (“cronometria mentale”).
Esistono diversi tipi di compiti che si possono eseguire per mezzo del test sui T.R.. In neuropsicologia sono stati adottati vari paradigmi presenti in psicologia sperimentale, tra questi, i più comuni sono:
1. Compito semplice. I T.R. associati a compiti semplici si ottengono in una condizione in cui vi è un solo stimolo al quale deve essere data risposta (ad esempio, premere un pulsante con la mano destra ogni volta che compare un particolare stimolo target o bersaglio sullo schermo posto davanti al soggetto e non premere in risposta ad altri stimoli; condizione cosiddetta go-no-go).
2. Compito di scelta. I soggetti devono premere, ad esempio, un pulsante a destra in risposta ad uno stimolo X e un pulsante a sinistra in risposta ad uno stimolo Y. I pazienti cerebrolesi mostrano un ritardo generalizzato nei T.R. semplici e questo ritardo è notevolmente accentuato per i T.R. di scelta. Inoltre è stato rilevato che il ritardo nei T.R. di scelta è maggiore nei casi di lesione sinistra che destra (Dee e Van Allen, 1973; Benton, 1986).
3. Compito doppio. Si chiede al soggetto di eseguire simultaneamente due compiti. I due compiti possono interferire tra di loro perchè impegnano uno stesso processo o stadio di elaborazione (ascoltare il telegiornale e contemporaneamente ascoltare la musica dalla radio), oppure richiedono l’allocazione dell’attenzione su due compiti diversi (ascoltare il telegiornale e battere a macchina un testo).