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Aprassia della motilità assiale o del tronco
Secondo Geschwind (1975) l’esecuzione di movimenti da parte della muscolatura del tronco sarebbe preservata in pazienti che manifestano chiara aprassia degli arti. Generalmente, infatti, il paziente affetto da aprassia ideomotoria è in grado di eseguire correttamente movimenti che richiedono il coinvolgimento della muscolatura assiale come sedersi, alzarsi, girarsi nel letto o assumere posizioni particolari quali la posizione del pugile. Vi sarebbe dunque una indipendenza dei sistemi responsabili della motilità assiale rispetto a quelli responsabili del controllo della motilità distale. La difficoltà ad eseguire movimenti con la muscolatura assiale si accompagna di frequente all’incapacità di organizzare adeguatamente il programma motorio della deambulazione, in assenza di deficit motori o sensitivi in grado di giustificare tale quadro. In passato tale condizione veniva definita aprassia del cammino (il paziente dimostra evidenti difficoltà ad iniziare il cammino; una volta innescato, rimane lento e frammentato, a volte il paziente non è in grado di mantenere la posizione eretta, ma in posizione sdraiata è in grado di eseguire movimenti corretti con gli arti inferiori), oggi inquadrabile, non tanto in una effettiva forma di aprassia intesa come difficoltà nella programmazione ed esecuzione dei programmi motori, quanto piuttosto in una aspecifica compromissione delle dinamiche posturali. Al termine aprassia del cammino si preferisce sostituire quello di disturbo del cammino di tipo frontale. Tali difficoltà nel cammino potrebbero essere viste in termini di una disfunzionalità dei sistemi responsabili dello svolgersi delle attività automatiche o semi-automatiche nel mantenimento di una postura o della deambulazione.

SEDI DI LESIONI.
Coinvolgimento lesionale dei lobi frontali ed in particolare dei circuiti frontali sottocorticali.