E' un disturbo conseguente a rapidi spostamenti in località con un fuso orario diverso da quello abituale. E' un disturbo in sempre maggiore diffusione in parallelo all'estensione dei voli aerei di lunga durata e consiste in una difficoltà ad iniziare e mantenere il sonno, una minore durata dello stesso, difficoltà di concentrazione diurna, affaticabilità e disturbi viscero-vegetativi.
La sindrome tende a presentarsi principalmente in individui sopra i 50 anni di età e la sua durata e severità è proporzionale a: a) il numero di fusi orari attraversati; b) alla direzione (est o ovest) del volo; c) all'ora di partenza e arrivo. Trae origine da una desincronizzazione artificiale tra il ritmo endogeno sonno-veglia ed il ritmo esogeno dell'alternanza luce-buio. Questo secondo risulterà modificato con un avanzamento di fase nei voli verso est ed un ritardo di fase nei voli verso ovest. In altre parole, il volo verso est determina un accorciamento del ritmo luce-buio di 24 ore, mentre quello verso ovest ne determina un allungamento. E' probabile che la spiegazione di una minore gravità del disturbo per i voli verso ovest sia da attribuirsi al fatto che il ritmo circadiano dell'alternanza sonno-veglia, essendo di circa 25 ore, tenda ad essere meno sensibile ad una variazione del ritmo luce-buio che si è allungato.
Il disturbo si manifesta, in genere, il secondo giorno dopo l'arrivo poiché il sonno del primo giorno tende ad essere recuperativo di quanto perso durante il viaggio aereo. La durata del disturbo è limitata a circa 2-3 giorni, arrivando sino ad un massimo di 7-10 per i viaggi verso est che hanno comportato l'attraversamento di 8-12 fusi orari. E' stato ipotizzato che ogni giorn si recupera circa 90 o 60 minuti rispetto allo sfasamento rispettivamente da volo verso ovest e verso est.
Si assiste ad una cronicizzazione dell'insonnia quando motivi di lavoro costringono l'individuo a continui viaggi transmeridiani.
Trattamento.
Nel caso di permanenze lunghe nella nuova località è opportuno "aggiustare" il proprio orologio interno con il ritmo luce-buio locale e, se possibile, anticipare questo aggiustamento sin dall'inizio del viaggio.
Nel caso di permanenze inferiori alla settimana, se le condizioni lo permettono, è opportuno conservare il ritmo del proprio orologio interno.
Assai efficace per il trattamento del disturbo è la fototerapia (cfr. paragrafo sulle terapie non farmacologiche).
Per quanto riguarda, invece, il trattamento farmacologico vengono utilizzate delle benzodiazepine ad emivita molto breve in dosaggi non elevati.
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